Stereotipi e pregiudizi: influenze sociali

Quando si appartiene ad una minoranza sociale (per età, religione, orientamento sessuale, etnia, etc.) si tende a perseguire l’idea (stereotipo) che gli altri hanno di noi. Perché accade questo e quanto è possibile invece concedersi spazi di libertà e di innovazione nell’agire personale quotidiano?

La nostra mente ha bisogno di raggruppare, incorniciare, mettere insieme pensieri e concetti simili, per questo nessuno è “immune” dall’avere stereotipi!

Spesso si parla anche di stereotipi positivi e negativi ma possiamo dire che la formazione di uno stereotipo è, nella nostra mente, come un mattone di una casa.
Per proseguire con questa metafora un mattone può essere ristrutturato, ridipinto, foderato di carta, può essere forato con un chiodo oppure utilizzato come fermaporta!

Allo stesso modo uno stereotipo può essere cancellato, ristrutturato con nuove esperienze, modificato oppure può diventare un pregiudizio quando non si riesce a vedere una funzione che non è propria di quell’oggetto.

Nelle relazioni sociali accade la stessa cosa: alcune persone sono più rigide, altre più fluide, alcune geniali!

In questo caso non si vuole evidenziare la pessima azione pregiudiziale che alcune persone attuano nei confronti degli stranieri o degli omosessuali, per fare un esempio. Qui si vuole invece porre l’attenzione sulla possibilità per una persona di lavorare sui propri stereotipi e pregiudizi e condurre una vita libera da rigidità sociali interne ed esterne e cogliere quindi le occasioni che si propongono in una modalità più serena.

La questione in sostanza si rifà a diverse teorie, persino contrapposte, che da un lato indicano il contesto sociale di minoranze come agenti di cambiamento della società e dall’altra invece di una sostanziale egemonia della maggioranza che non tiene conto, se non quando si erige a ruolo di chi concede un diritto negato, delle richieste di una parte della società.

Da qui scaturiscono una serie di comportamenti che negano le diversità fra gruppi riconducendole ad attività di ricerca di termini di uguaglianza fra le persone. Nella consulenza psicologica si lavora su questi disagi (di appartenenza e di esclusione) fino ad arrivare a toccare quei traumi che hanno caratterizzato la vita della persona e che si rappresentano quotidianamente come un blocco all’azione.

La considerazione importante è quindi quella di affermare che, al di là di stereotipi e pregiudizi, con cui gli uomini hanno a che fare durante tutto l’arco della vita, ogni persona ha il diritto di concedersi degli spazi di libertà quando questi diventano zone di comfort utili ad esprimere se stessi.

 

 

pubblicato su www.psicologionline.net

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