Lavorare insieme ad amici e familiari non è sempre la scelta migliore per l’impresa. Le relazioni, amicali e professionali, sono infatti messe a dura prova.
Interpretare le storie lavorative è come aprire un libro di psicologia dinamica. I tempi, le abitudini, le procedure, le regole, soprattutto quelle di buon senso e di senso civico, gli affari, i clienti, gli incassi sono tutti elementi che costituiscono la personalità dell’impresa nel senso più ampio del termine.
Come nei contesti familiari, all’interno di un contesto organizzativo si ripetono ruoli e dinamiche che vedono negli attori principali ed in quelli secondari l’impalmare di figure patriarcali, matrialcali, parentali e via discorrendo. L’equilibrio diventa instabile quindi se all’interno dei processi organizzativi si fanno entrare emozioni, legami affettivi, doni.
Come nel rapporto fra un genitore e un figlio prima ci si ama, poi ci si odia, quindi si nega, si attacca, si dissacra perché è necessario che questo avvenga sia per la costruzione della forza dell’adolescente, della sua indipendenza che dell’uscita dal contesto familiare, allo stesso modo alcuni rapporti professionali hanno in sé la potenza di una relazione di crescita e sviluppo che deve necessariamente chiudersi con uno strappo.
L’esperienza mi porta a sottolineare però anche quanto, nelle relazioni forti e profonde, si possano costruire relazioni professionali vincenti.
Quindi dobbiamo ammettere che tutto ruota intorno alla nostra volontà di far funzionare bene le cose, di rispettare l’altro, di ascoltarlo e trovare sempre una giusta mediazione, senza prevaricazioni o altre modalità seduttive e svalutanti.
Può essere una considerazione forte ma rientra in un dato di realtà. Se una relazione non funziona si può chiudere, certo ci sono modi e modi per farlo! Non abbiate paura di ristrutturare, emotivamente e organizzativamente, il contesto organizzativo che vi appartiene, tanto, come in amore, nel momento in cui l’altro vi avrà tradito o vi attaccherà per non essere attaccato prima, il rapporto è comunque già compromesso quindi tanto vale tornare quanto prima alla serenità.
Il futuro è ad un passo, basta voltare pagina. Dopo aver compreso errori commessi e subiti, concedendosi un momento di confronto o di analisi personale, si può e si deve guardare nuovamente avanti.
pubblicato su www.psicologionline.net