Orme: quando un padre cammina davanti

Per molto tempo ho detestato un comportamento di mio padre. Camminava sempre davanti a tutti, fumando il suo sigaro puzzolente, non prestando attenzione a noi che eravamo dietro. Dovevamo seguire il suo passo, dovevamo respirarci il fumo cattivo e non c’era verso, seppur ogni tanto provavo ad andare davanti, di togliergli questa brutta abitudine.

Ancora oggi, è in prima fila, sempre, con il suo sigaro – che difende a spada tratta contro le multinazionali del tabacco – dando il tempo della camminata, decidendo la strada migliore per arrivare a destinazione.

Per rispetto profondo, per bene infinito, per spirito familiare a volte ho sbuffato, a volte ho tentato di cambiare le regole, a volte sono andato in direzione opposta ma alla fine mi sono sempre ritrovato e mi ritrovo dietro quella cappa di fumo grigio.

Poi succede che mi fermo a guardare un ragazzo per strada, un bel ragazzo, in compagnia dei suoi genitori, un po’ anziani, che passeggiano come turisti per Roma.

Il padre è avanti a tutti, con quei piedi gonfi infilati in sandali da frate, che passo dopo passo conduce la famiglia chissà dove.

Non hanno una piantina in mano e non chiedono informazioni. Ad ogni angolo si fermano, guardano a destra e a sinistra e poi proseguono. Dietro di lui segue il figlio, sicuramente più che trentenne, con un fisico forte, anche lui con i sandali che segue passo passo le orme del padre.

Dietro la madre che, un po’ arrancando, ogni tanto lancia una voce, ogni tanto si asciuga la fronte, ma non perde mai d’occhio il gruppo.

Ed è qui che è arrivato l’insight. Qui la consapevolezza dell’amore e dell’odio.

Un ruolo di padre, che si ostina a non lasciare, un ruolo di figlio che, anche se con smania di indipendenza, continua a percorrere le orme del padre. Perché quella è la strada calpestata, quella è l’eredità che è stata lasciata.

Non è un lavoro, non è una casa o del denaro.

Non sono parole, valori o chissà che altro.

È il “seguimi” perché io ci sono, a viso aperto, guado per primo la palude affinché tu, figlio forte e poi mia moglie possiate arrivare con me alla meta.

Per quanto non più condivisibile, forse, perché dai ruoli di genere al contesto sociale ormai tutto è cambiato, preferendo compagni che camminano insieme e non in fila indiana, ho riconosciuto un atto d’amore grandissimo in quel gesto di padre intraprendente.

Il ruolo di figlio è complesso. Per il rispetto a chi ti ha dato la vita e per dover decidere come costruire la propria, sapendo di poter percorrere quelle orme stampate ma che non basterà perché il tempo che passa richiede sempre un aggiornamento.

Bisogna far pace con questo. Bisogna capire che si può amare e allo stesso tempo lasciare la corda, non dobbiamo dimostrare nulla a chi ci ama.

Una regola che vale universalmente. Amare è dare, senza ricevere nulla in cambio. Senza aspettarsi di ricevere nulla in cambio.

Seguire le orme, alla fine è amore.

Arriverà poi il tempo, se non è già arrivato, di essere il primo della fila, scoprendo così, probabilmente, che era meglio stare dietro e immaginare il mondo.

 

 

pubblicato su www.psicologionline.net

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