l contesto lavorativo è il luogo dove viviamo la maggior parte del nostro tempo e dove abbiamo relazioni. Non stare bene viene spesso vista come violenza del sistema ma se la realtà fosse differente?
Vi sono aspetti intimi e personali da osservare anche quando parliamo di contesti lavorativi. Spesso ci dimentichiamo che il nostro portato sul luogo di lavoro non è fatto solo di competenze e capacità professionali ma anche da emozioni e sensazioni personali – che sottendono a quelle competenze – che fanno parte della nostra personalità.
Se da un lato i processi psicologici all’interno dei contesti professionali sono incardinati in paradigmi ben specifici dell’area della psicologia del lavoro non possiamo dimenticare gli aspetti più personali di ogni lavoratore, la sua storia e le necessità che esprime e a cui desidera rispondere.
Dai primi risultati di una ricerca sul mondo del lavoro a cui sto lavorando emerge proprio l’aspetto giuridico interpretativo nelle cause di mobbing e violenza sul lavoro. Nonostante protocolli ben delineati è complesso capire se ci si trova davanti ad un caso di mobbing e/o quanto il lavoratore – spesso mal consigliato da professionisti spregiudicati – si rifugi in cause esterne al proprio malessere interiore.
Chi debba farsi carico di questa situazione – l’azienda verso il proprio dipendente o il lavoratore in quanto persona – apre una seria discussione sul sistema di welfare del nostro Paese. Contemporaneamente però come psicologo mi sento di consigliare un percorso psicologico di conoscenza di se stessi, a tutte quelle persone che si trovano in difficoltà perché spesso, ho potuto verificare, un’incomprensione sul lavoro, un disagio o una difficoltà dipendono da nodi interni da sciogliere che nulla hanno a che fare con il contesto lavorativo ma sono al contrario proprio la causa di ciò che accade, anche e soprattutto nel mondo professionale.
Nessuno di noi è immune, diciamo così, dal mischiare più livelli nelle relazioni personali e professionali. Sebbene si consigli spesso di non compromettere rapporti professionali con relazioni personali, questa condizione compare davvero molto frequentemente. Al contrario io considero queso mix una risorsa del lavoratore soprattutto in una società come quella odierna sempre più fatta di relazioni, in presenza e virtuali, dove comunicare diventa, appunto, discriminante nel raggiungimento degli obiettivi lavorativi e dei rapporti professionali.
È quindi proprio in questo segmento che si deve intervenire quando compaiono difficoltà sul lavoro che non sono dettate da mancanze tecniche o di procedimenti richiesti. Quando non basta ricorrere a percorsi formativi o a consulenze settoriali bisogna lavorare su se stessi, è l’unica soluzione possibile per conquistare il benessere che ci spetta, anche sul lavoro.
Un bravo lavoratore, un ottimo professionista è la persona che in primis è centrata su se stessa, poi è preparata e skillata a dovere ed infine riesce a intrattenere relazioni interne ed esterne sane e valide. In questo momento storico spesso si dice che “il lavoro non c’è”, dovremmo considerare la prospettiva che il lavoro va cercato con i giusti presupposti e che, quando invece c’è, va mantenuto con tutte le nostre risorse.
pubblicato su www.psicologionline.net