Allo scadere della mezzanotte si sono ritrovati extracomunitari, fuori dalla comunità europea. Erano italiani, impiegati nel Regno Unito nei settori più strategici, sanità, risorse umane e in pochi istanti sono diventati stranieri, attaccati nei diritti e nel lavoro.
Ci si chiede spesso quale sia il prototipo di straniero. Non ci viene subito in mente che anche un americano o un cittadino canadese o russo sia extracomunitario. Perché abbiamo dato il significato ad un colore della pelle e ad uno status sociale ben preciso. Oggi siamo anche noi extracomunitari. Italiani andati a Londra per cambiare la propria vita.
I nostri parenti, i nostri amici, i nostri fratelli e le nostre sorelle, hanno lasciato la patria per cercare fortuna o semplicemente la felicità in una terra più accogliente e piena di opportunità. Li amiamo, ci mancano, vorremmo averli più vicino ma sappiamo bene che il loro destino era segnato dal viaggio.
Perché allora non assumere gli stessi criteri per tutte le persone che sono extracomunitarie? Perché abbiamo lasciato ai populisti, ai sovranisti, ai negazionisti il diritto di imporci categorie sociali così disprezzanti il diritto di essere umani? In una ricerca condotta recentemente si scopre che sono le persone più ignoranti, più egocentriche e più legate ad un gruppo religioso che allontanano con pregiudizio chi è diverso da loro.
Senza capire che solo proprio loro i diversi da se stessi e dal genere umano.